L’isola che non c’era Magazine, 19 novembre 2018, articolo di Max Casali
Chi è l’uomo del 21° secolo e in che direzione sta andando? Più che una domanda è la suggestiva analisi sciorinata da Nicola Cantatore nel suo esordio discografico XXI Century Man: nove brani colmi di classe e raffinatezza, realizzati grazie al vistoso e riconosciuto talento del chitarrista capitolino, attualmente in forza con Renzo Arbore e che ha collaborato con numerosi big della scena musicale italiana e internazionale. I primi cinque minuti dell’album sono appannaggio di Daisy che, con tratti delicati e soffusi, dà modo di aprire il libro dei sogni, con l’ausilio della soave ugola di Martina Pelosi, a cui aggiungiamo il nome di Monica Proietti Tuzia, che interviene vocalmente in Angel of rags dove si sente aria di soundtracks vintage (che spesso s’avvertirà anche in altre tracce), con inserti di voci iniziali e fraseggi jazzy. Kate geme d’aspetti filo-drammatici, avvolti da bagliori sospensivi e dolenti che, con l’acuto prolungato di Martina e le eleganti pennate di chitarra ci riportano ad evocazioni Pink Floydiane di Great gig in the sky. Con un’intro in stile poliziesco, Atlantis stende la sua espressione con raffinate angolature surreali che lasciano spaziare la fantasia. Dopo il verace blues di Shaky blues, che più black di così non si può, arriva l’ammaliante Misirlou che, al pari di Dream of India, pregnano di sinuosità orientale, in cui l’evidente guitar-work di Nicola è di palese spessore, ed ovviamente non solo qui . Crediamo che proprio da questi input si concentri il fulcro delle tematiche trattate, poiché L’uomo del 21° secolo è colui che mischia le carte in tavola, a mò di baro, che si è fatto fagocitare in una spersonalizzazione senza precedenti, in cui la realtà allarmante è continuamente deformata da bufale informative ed obsolescenze programmate. Un uomo che, nella frenesia delle lancette, rincorre il nulla ma è bravissimo nel pedinare nuove tecnologie per poi accorgersi d’essere vittima delle dipendenze volute dagli incantatori del finto benessere. Ora, tocca alla strumentale Dramatic theme riservare spazi ipnotici ed aggrazianti, confermando quanta ricerca ci sia in quest’opera di Cantatore, il quale mette a frutto l’immenso bagaglio musicale maturato coi Big in premessa citati. Oltremodo, la dolcezza della conclusiva strumental-fusion Guitar, sea, peace dona quell’oasi di pace salvifica (con echi di mare) che andrebbe sempre perseguita come pilastro imprescindibile di vita: un brano che sarebbe delizia uditiva anche per l’immenso Lee Ritenour. Raffinato, stiloso, vagamente struggente, XXI Century Man è un disco dal forte sapore sociale, comunicativo, altruista, in cui si palesa un garbato campanello d’allarme che Nicola lancia all’umanità, per riappropriarsi di valori autentici, spariti nell’inconsapevole e continuo furto esistenziale.