Distorsioni.net 21 gennaio 2019 articolo di Gian Lorenzo Franzi
Musica leggera, country, jazz, rock, fusion: è un mondo che si regge sulle situazioni musicali più diverse e apparentemente meno compatibili quello di Nicola Cantatore, musicista inizialmente autodidatta della chitarra che ha poi raffinato la sua tecnica con masterclass e palestre dal vivo. Nel suo disco “XXI Century Man” le suddivisioni in generi smettono di avere senso e la ricerca di una collocazione musicale è lavoro inutile. Si tratta di un concept album sui generis, con una tematica di fondo che viene raccontata in musica anziché in parole con organici strumentali cangianti a seconda della traccia suonata; fiati, elettronica, cori, strumenti acustici non prendono mai il sopravvento l’uno sull’altro ma si allineano uno affianco all’altro come se ognuno dovesse avere un suo momento da protagonista proprio come in una sceneggiatura ben precisa. La chitarra di Cantatore detta il percorso, ma le strutture armoniche si fanno inaspettatamente ricercate spazzando via le melodie più prevedibili, toccando territori vagamente psichedelici con ellittici cambi di tempo e prospettiva. Brani sempre accurati, con sequenze assolutamente perfette come Atlantis, (una sorta di discesa psicologica e musicale resa attraverso cromatismi e dissonanze) che riecheggiano Pink Floyd, PFM, King Crimson, anche per il sapiente uso di Stratocaster, Telecaster, Fender e compressori di vario tipo; con fraseggi sempre aperti all’ibridazione che tengono il passo a testi scarni che raccontano di disagio postmoderno e assolutamente contemporaneo.